ARCHEOLOGIA A VEGLIE
Veglie
e la viabilità antica lungo
la via Sallentina
in Arneo

note a cura di
Lorenzo CATAMO
Nicola GENNACHI
Giuseppe NEGRO

ENGLISH SUMMARY

      

La via Sallentina, la cui denominazione classica non è possibile trarre da nessuna fonte, rispetto alle altre vie della penisola Salentina, aveva un valore locale di collegamento tra i vari centri messapici e nel periodo romano servì come collegamento diretto fra Leuca e la via Appia.
      Nel periodo messapico invece il tratto Manduria-Nardò e tutto il reticolo di strade che da esso si irradiava per coprire la vasta area dell'Arneo, deve aver avuto un grande rilievo se consideriamo la importanza di questi centri maggiori e dei numerosi insediamenti minori.
      Questa via è menzionata da Strabone (Strab. VI 28) molto più comoda della corrispondente navigazione di cabotaggio da Taranto a Vereto e a Otranto.
      L'importanza della via Messapica tra questi centri ci fa pensare che i Romani si siano limitati, contrariamente alla via Appia, a mantenerla tal quale senza modificarla e potenziarla sovrapponendo la loro viabilità a quella preesistente.
      Così D. Novembre scrive a pag. 90 nel suo RICERCHE SUL POPOLAMENTO ANTICO NEL SALENTO CON PARTICOLARE RIGUARDO A QUELLO MESSAPICO:
    "Le vie di comunicazione messapiche dovevano consistere specialmente in mulattiere e forse solo pochi tratti erano transitabili da carri; una situazione viaria quindi non molto diversa da quella protostorica premessapica, con caratteri che restano per lunghissimo tempo quasi immutati, espressivi di una economia povera e stazionaria.
      Il reticolo di mulattiere messapiche (che rimane sostanzialmente quasi identico, nel suo sviluppo e nelle direttrici, in epoca romana) delinea interessanti relazioni con vie preistoriche e protostoriche essenzialmente legate a "vie" commerciali.
      L'esigua definibilità delle vie di comunicazione messapiche (a causa della insufficiente conoscenza dell'ambiente geografico e degli insediamenti sia nella loro distribuzione sia nei loro aspetti culturali, economici e sociali) esclude evidentemente la possibilità di riconoscere il movimento di viaggiatori e di merci anche se la fittezza relativa di centri con emporio nel versante ionico autorizzerebbe a individuare maggior traffico proprio nelle vie che gravitano su questa parte del litorale salentino.
      Solo in seguito alla conquista, al tempo di Traiano, si ebbe un miglioramento della viabilità attraverso la costruzione e sistemazione di varie strade, tra cui la via "Augusta Sallentina", che rimasero sostanzialmente su un tracciato messapico".

      I fatti storici legati alla via Sallentina sono:

  1. L'impresa di Archidamo di Sparta che muore nel 338 a.C. sotto le mura di Manduria.
  2. Quinto Fabio Massimo, nella guerra Annibalica, conquista Manduria nel 209 (N. Degrassi, in atti II° conv. Studi Magna Grecia, Taranto 1962, pag 71 - V. Bernini, Archidamo e Cleomene III in Athenaeum LXIX pag. 439)
  3. La via Sallentina viene utilizzata dall'Imperatore Vespasiano il quale nel viaggio di ritorno da Alessandria d'Egitto approda al promontorio Japigio e prosegue per via di terra verso Taranto, risparmiando 90 miglia e quindi si porta sull'appia per Roma (Jos.Fl.Bell.Iud.VII 2,1).

      Nella Tabula Peutingeriana la via Sallentina, che in età moderna viene chiamata Traiana, compare nel suo pieno sviluppo con l'indicazione delle distanze (fig. 1).
      G. Uggeri nel "La viabilità romana nel Salento" localizza e descrive il primo tratto del tracciato della Traiana da Taranto a Manduria, e continuando per il secondo tratto, Manduria-Nardò, individua tale tracciato con certezza fino ad Avetrana e proseguendo fino alla masseria Abbatemasi, e siamo quindi giunti nel cuore dell'Arneo.
      Il tratto Manduria-Nardò è il più lungo nella Tabula, XXIX miglia e praticamente attraversa tutto il comprensorio "ARNEO" che nel periodo storico per le condizioni climatiche e del territorio è stato sempre popolato così come testimoniano le tracce di numerosi insediamenti di diverse epoche.
      A metà percorso verso la costa ionica distante appena 3 Km.. Vi è l'insediamento di "Scalo di Furno" che va dal XVIII - XVII sec. a. C. al periodo messapico e romano.¹
      Proseguendo sulla via Traiana e giunti all'altezza della masseria Abbatemasi, così Uggeri scrive a pag. 297 nel suo "La viabilità romana nel Salento":

...…Uscendo dalle mura di Manduria verso sud-est², la strada doveva corrispondere a quella moderna per Ponte Incasciato e i Paduli fino a Ciapinto, dove se ne distacca per passare a nord di masseria Sinfarosa verso la contrada San Moro, secondo l'andamento ripercorso da una carreggiabile, che poi devia anch'essa verso il moderno centro di Avetrana. La strada antica doveva invece proseguire diritta, come il tratto di carrareccia di quota 69, toccando casa Sana e masseria Nuova. Qui la contrada Titolo tramanda il ricordo di un cippo litico, che avrebbe potuto essere anche una colonna miliare, venendo a ricadere su questo allineamento.
      Diverse tracce di carrarecce si conservano in questa zona tra il bosco di Motunato e gli oliveti di Villanova, scendendo in prossimità della masseria Abbatemasi. Poco ad est il confine provinciale forma un dente su una carrareccia ad andamento conservativo per qualche centinaio di metri. Altri elementi discontinui portano alla cisterna di Monsignore nelle Macchie d'Arneo, un paio di Km. a monte della masseria Corte Vetere.
      Il tratto successivo lungo la serra Iannuzzi non è conservato, ma probabilmente la strada proseguiva per masseria Fattizze e mandria Carignani fino al pozzo d'Arneo, che è stato sempre un punto di riferimento in questo territorio³. Ne ritroviamo la traccia da quota 27 in prossimità della masseria Santa Chiara e poi nella strada campestre ad andamento ondulato dai pressi di masseria Maramonti per circa quattro miglia fino al vecchio abbeveratoio, dove viene a confluire nello stradale moderno al Km.. 59.


      E' evidente che l'Autore ipotizza, a partire dalla masseria Abbatemasi, la continuazione del tracciato della via Traiana attraverso la masseria "Fattizze" e "Mandria Carignani" per poi riprenderlo a partire da quota 27 in prossimità della masseria S. Chiara.
      In questo lungo tratto ipotizzato dall'Uggeri che va dalla masseria Abbatemasi fino alla masseria S. Chiara in cui si perdono le tracce della via Traiana, recentemente gli estensori di queste note, hanno individuato per la prima volta con chiarezza diverse carraie a quota 29 (fig.2, fig. 4) adiacenti a casa "ARNEO" con lo stesso orientamento "Mandria Carignani-Masseria S: Chiara" (foto 1, 2, 3, 4).
      Continuando il percoso così come indicato dall'Uggeri, lasciando la masseria S. Chiara a quota 27 sulla sinistra e proseguendo verso masseria Maramonti che rimane a poca distanza sulla destra così come masseria Donna Domenica, la strada campestre interseca la Porto Cesareo-Sanzara e continuando lungo la recinzione della masseria Cortirossi fino ad intersecare la Leverano-Porto Cesareo (fig. 3).
      Percorrendo tale ultimo tratto (masseria Cortirossi-intersecazione Leverano-Porto Cesareo), sulla destra dell'attuale strada campestre ad una distanza di pochi metri è individuabile con facilità ciò che rimane del vecchio tracciato Traiano almeno in tre punti. Nelle foto 6A e 6b si vedono due delle tre carraie che decorrono parallele e nella foto 7 le due carraie affiancate.
      Proseguendo, nella foto 8 altra carraia isolata e infine nella foto 9 altra carraia nel punto di intersecazione con la Leverano-Porto Cesareo, continuando oltre la strada campestre fino a tagliare lo stradone moderno (la Avetrana-Nardò) al Km.. 59, così come descritto dall'Uggeri.
      Osservando la cartina topografica dell'I. G. M. al 50.000 del 1883 (fig. 5) si nota che dalla masseria Abbatemasi si irradiano diverse direttive stradali sovrapposte a quelle diverse tracce di carreggiate descritte dall'Uggeri, e che la stessa situazione si verifica a partire dalla masseria S. Chiara.
      Queste due ultime località rivestono particolare interesse lungo il sistema viario antico, messapico e premessapico, che si irradiava da Manduria verso il comprensorio dell'Arneo e che interessava tutta la parte occidentale ionica del Salento.
      Così L. Carducci nel suo "Storia del Salento", Congedo Ed. a pag. 41 scrive: I collegamenti con gli approdi portuali erano effettuati da tracciati stradali.
      Secondo il Novembre, Alezio era collegata a Gallipoli, Ugento a Torre S. Giovanni, Nardò (Neretum) a S. Maria al Bagno (Nauna), a cui forse era collegata la stessa Manduria, che insieme al centro di San Pancrazio Salentino costituiva un altro nucleo circoscritto della vita messapica sul lato occidentale…..proponendo l'individuazione di una rete stradale "preistorica" con direttrice NE-SO, che dal neolitico interessa la civiltà dei metalli, che accenna le direttrici del popolamento preistorico e protostorico secondo un intersecarsi di "vie" agricole e "vie" pastorali.
      Le direttive stradali che si irradiano dalla masseria Abbatemasi lambendo località come "Lo Cagnano" ove sono evidenti diverse carraie (foto 5), masseria "Casa Porcara"4, "Santa Venia", convergono tutte su Veglie5 che si affaccia su quel vasto territorio che è l'Arneo, centro abitato anche in periodo messapico e con ritrovamenti neolitici segnalati dal Nicolucci nel Boll.pal. V 139 - 18796.
      Dalla masseria Santa Chiara oltre alla direttiva verso masseria Maramonti indicata dall'Uggeri verso Nardò, non si può non considerare l'altra direttiva verso masseria Zanzara (fig. 5) che anch'essa poi si può riallacciare al tracciato indicato dall'Uggeri, la quale lambisce una località "Li Schiavoni"7 che dista in linea d'aria 1400 metri dal tracciato della Traiana (fig. 3 e fig. 8), ove recentemente sono stati repertati in superficie frammenti di ceramica d'impasto la cui datazione va dal XXVII secolo a. C. al II secolo d. C.8. Vedi foto 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27.
      Questa località situata in altura e in posizione strategica da cui si domina dalla sommità di una specchia9 a 360 gradi tutto il territorio circostante con visuale diretta fino ad Avetrana (32 Km.), Brindisi (39 Km.), Lecce (22 Km.), Nardò (17 Km.), Galatina (25 Km.) e la costa da cui dista circa 3 Km. (Torre Chianca, scalo di Furno, Torre Lapillo), fa pensare ad una presenza umana a partire dal XXVII secolo a. C., ancor prima che a scalo di Furno i cui stanziamenti umani risalgono solo dal XVIII-XVII secolo a. C.10
      Inoltre per la presenza di reperti appartenenti a epoche così distanti tra loro, anche se si tratta di una determinazione in senso tipologico, non si può non prendere in considerazione l'importanza di questo ristretto sito circoscritto, per altro, da una cinta muraria a secco, non solo ai fini di una presenza umana nelle varie epoche ma anche della viabilità antica.
      Solo una campagna di scavo potrà confermare e mettere in luce l'importanza archeologica e storica di questo sito.


NOTE
   1 - Francesco D'Andria Archeologia dei Messapi (pag. 221) Edipuglia 1990
- Gigi Pasanisi Porto Cesareo (pag. 82) Edizioni del Grifo
- F. G. Loporto Attività archeologica in Puglia in La Magna Grecia nel mondo Ellenistico - Atti del IX Convegno di studi sulla Magna Grecia - Taranto 5/10 Ottobre 1969, Napoli 1970.

   2 - Per la topografia di Manduria v. M. D. Marin, Manduria, cenni protostorici e storici, descrizione delle sue antichità, in Ann. Univ. Bari, Facoltà Lett. Filos.IV, 1958 pp. 57-58.

   3 - Cfr. G. Uggeri, Macchia di Arneo,Fattoria romana, in NTS II, pag. 76.
Per la necropoli romana di epoca imperiale nel fondo Pozzo Seccato della località Case Arse v. M. Bernardini, Panorama Archeolog., Lecce 1995, pag. 35; in Not. Scavi 1957, p. 198; in studi Sal., 3-4 Lecce 1957; in Passeggiate archeologiche, Lecce 1967, pag. 50 sg.

   4 - Giuseppe Negro, Radici - Biblioteca Archivio di Stato di Lecce n° 9911 reg. cronologico di entrata, pag. 10,15,16,17,18. Sono stati repertati frammenti di ceramica d'impasto datati IV sec. a. C. (fig. 7)

   5 - Radici op. cit. pag. 10,13,14.
     - Storia di Veglie Antonio Catamo. Ed. L'Orsa Maggiore, Lecce, 1960.
     - Veglie. Le origini, il nome di Lorenzo Catamo.

   6 - Radici op. cit. pag. 9.

   7 - Radici op. cit. pag. 9, 22, 24.

   8 - Radici op. cit. pag. 9, 10, 22, 24.

   9 - ...l'Arneo conserva cospicue, interessantissime testimonianze, anche se ignorate dai più e trascurate da tutti...le misteriose "specchie" di Mollone, dei Cianuri, degli SCHIAVONI e di Monte Maliano, miseri resti di una mirabile rete difensiva di età protostoriche, rovinate per ricavarne materiale...(Antonio Catamo, Un angolo del Salento "l'Arneo"in Rassegna Salentina, anno I n° 2 Lecce, 1977)

   10 - Francesco D'Andria, Archeologia dei Messapi pag. 221 e seg., Edipuglia, Bari
    - Gigi Pasanisi, Porto Cesareo pag. 82 e seg., Ed. Del Grifo, Lecce.




 
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I reperti ceramici raffigurati in questa nota, comunque destinati alla dispersione per la continua bonifica superficiale del terreno, sono stati depositati presso la biblioteca del Comune di Veglie, ad eccezione di quelli raffigurati nelle foto 28-29-30-31-32-33 di cui non se ne dispone il possesso, e dei reperti di cui alle foto 34, 35, 36, 37 che sono esposti presso il Centro Didattico dell'Azienda Agrituristica di Casa Porcara (Veglie).

 

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